Il patent box: fatti e non parole…

Il patent box in Italia

Fino al 28.2.2022 era ancora utilizzabile il vecchio regime fiscale del patent box italiano che prevedeva la deducibilità delle spese di ricerca e sviluppo destinate a creare brevetti, diritti della proprietà intellettuale e know-how.

I diritti venivano poi ceduti in uso a terzi e sui redditi ottenuti si applicava la tassazione ridotta al 50%, cioé una aliquota agevolata dell’imposta sulle società al 12% , di fatto.

Dal 1.3.2022 sono in vigore le nuove regole del patent box iche non prevedono più alcuna detassazione dei redditi ma  il riconoscimento di un credito d’imposta del 10% o del 20% sui costi di R&S cumulabile con una maggiorazione del 110% dei costi sostenuti per creare il brevetto.

Il patent box negli altri Paesi Ue

Invece negli altri Paesi restano in vigore agevolazioni importanti per le imprese che investono in R&S.

Ad esempio in Uk viene concessa una deduzione del 230% dei costi di ricerca e sviluppo, cumulabile con la tassazione dei redditi derivanti dallo sfruttamento dei diritti ridotta al 10%.

Lo stesso, anche se con aliquote leggermente diverse, accade in Irlanda, Olanda, Francia e Spagna.

Come demotivare le imprese italiane che investono in R&S

Dunque le imprese italiane che investono per creare brevetti e know-how oggi possono godere di un vantaggio fiscale davvero minino rispetto a quello in vigore precedentemente ed in generale rispetto ai vantaggi fiscali concessi da quasi tutti gli altri Paesi Ue

La competitività internazionale, la burocrazia fiscale e il PNRR

In questo momento in cui le nostre imprese sono già fortemente condizionate dalla crisi pandemica, dalla crisi internazionale e dalle sanzioni conseguenti, la scelta di limitare le agevolazioni fiscali alle imprese che vogliono investire in sviluppo sembra davvero controproducente.

Ovvio che in queste condizioni pochissime imprese accederanno ai fondi PNRR per investire, mentre negli altri Paesi le loro concorrenti possono godere di aiuti importanti e di tutele giuridiche.

Sembra proprio un’altra occasione persa per consentire alle imprese italiane di crescere e di competere a livello internazionale.

Le emergenze economiche, il rischio di evasione e la burocrazia fiscale

Le ragioni di questa stretta fiscale probabilmente sono legate al timore che si realizzino frodi fiscali di valore importante.

Il Mef per timore di perdere il controllo, invece di consentire agli onesti di godere delle agevolazioni, per impossibilità a controllare i disonesti, togli o riduce i vantaggi fiscali, credendo di risolvere il problema.

La condanna per chi evade e la burocrazia asfissiante

Ma, a parte la logica condanna unanime per chi evade, un sistema burocratico fiscale che, per l’incapacità di contrastare tutte le frodi e per diffidenza atavica nei confronti dei contribuenti, continua a somministrare purghe e cure da cavallo ad un sistema economico estremamente provato e debilitato da virus internazionali, è ugualmente da condannare.

Per guarire il “grande malato” che è l’economia italiana, la cura forse va cercata affrontando il problema sotto il profilo fisiologico e non patologico.

Per stare bene non servono medicine amare e forti che debilitano il fisico ulteriormente, ma cure preventive ed efficaci che permettano di superare le fasi gravi della malattia, sostenendo il fisico ed aiutandolo a rinforzarsi e ad irrobustirsi.

L’occasione del  PNRR

I fondi PNRR stanno arrivando e bisognerebbe invitare tutte le imprese ad utilizzarli, con na politica economica e fiscale che consentisse a chi investe non solo di ottenere un finanziamento, che deve poi essere rimborsato ovviamente, ma anche agevolazioni fiscali almeno pari a quelle che altri Paesi Ue concedono alle loro imprese.

Non farlo significa ostacolare lo sviluppo delle imprese italiane e sottoporle ad un gap competitivo internazionale insostenibile.

Speriamo in un nuovo intervento legislativo per non sprecare un’ulteriore occasione, che potrebbe davvero essere l’ultima per la nostra economia.

Finiguerra e Partners Srl

MF